“DONALD”, DISEGNO DEL DESTINO!

Cari amici, il num. 3241 di TOPOLINO è stato per me un’incredibile sorpresa perché il fumettista ferrarese Donald Soffritti ha pensato bene di catapultarmi (a mia insaputa) in una storia molto divertente e piena di imprevisti. Si tratta di “Topolino e il sovraccarico temporale” in cui interpreto una guida turistica a capo del circolo “Amiche del fossile”!


Dopo aver letto la storia ho subito pensato di intervistare Donald per conoscere meglio il suo lavoro e condividere con voi i suoi pensieri e le sue riflessioni.




Buona lettura!


Il tuo nome ricorda da vicino uno dei personaggi Disney più amati di sempre. “Donald Duck” ha per caso influito sulla scelta di diventare fumettista?


Il mio nome, in effetti, è stato per me un vero destino. Sembro quasi l'eletto. In verità è stato tutto casuale... Sono stato un amante del magazine Topolino fin da bambino. Non c'erano i cellulari e i tablet e come diversivo noi bambini fantasticavamo tra le pagine di quel fumetto. Il primo disegno di Topolino lo feci a 4 anni e mezzo. Da allora non mi sono più fermato. La cosa curiosa è che da grande non volevo fare il disegnatore di fumetti. Poi le cose ad un certo punto si sono completamente ribaltate, ovvero quando Gianni (Fantoni, N.d.A.) mi fece conoscere il grande Bonvi, uno dei mei miti in assoluto. Bonvi mi fece debuttare su Sturmtruppen con un personaggio mio è da li sono partito in questa meravigliosa avventura nella quale ancora mi trovo. Comincio in verità ad avere qualche dubbio sulla questione casualità....


Come sei arrivato a disegnare per Topolino?


A Topolino ci sono arrivato nel '97 ma non al primo colpo. Avevo spedito delle prove nel '94, ma andarono malissimo e avevano ragione! Mi ero fatto una idea sbagliata di Accademia Disney. Credevo che fosse una scuola a tutti gli effetti e che bastasse far capire loro che in me c'erano delle capacità. Non era così. Loro cercavano gente già formata, quindi con nozioni base di disegno già ben assimilate, persone pronte per essere accompagnate dentro al mondo dei topi e dei paperi. Il corso in sostanza insegna a disegnare Disney con tutte le regole che lo circondano e sono tante. Così superata la delusione del primo no e avendo capito bene quello che volevano mi sono fatto su le maniche e mi sono rimesso nell'ombra per migliorare la qualità del mio disegno fino a quando, tre anni dopo, è successo il miracolo. Dopo aver mandato le nuove tavole di prova mi chiamarono e cominciò questa meravigliosa avventura. Iniziai come inchiostratore, ovvero colui che fa il ripasso a china alle tavole a matita di altri autori. Contemporaneamente ho seguito il corso di disegno all'Accademia Disney. Dopo un anno ho disegnato la mia prima storia.




C’è un fumettista al quale ti ispiri maggiormente per il tuo lavoro?


Disegnatori di riferimento che mi hanno formato ce ne sono più di uno, cominciando da Uderzo (Asterix) Bonvi, Silver... Il disegnatore che però mi ha stregato in assoluto è stato il Cavazzano degli anni 70 extra Disney. Parlo di Silas Finn, Smalto e Jhonny, Capitan Roger, quindi un genere grottesco, francese. Approdato in Disney sono subentrati altri autori strepitosi, su tutti Floyd Gottfredson e Carl Barks. Nonostante tutto, Cavazzano continuava a rapirmi anche su Topolino, il suo stile era veramente grandioso. È stato un vero innovatore, insieme a Massimo De Vita, dai quali ho imparato molto. Su Topolino io ho uno stile piuttosto riconoscibile, che piaccia o meno, ho una mia personalità cresciuta nel tempo e lo devo anche a Cavazzano che studio tutti i giorni, in una cosa su tutte: la narrazione. Le sue pagine sono perfette, equilibrate, raccontano in maniera impeccabile. In questi ultimi anni devo dire che alla narrazione e all'impaginazione ci ho dedicato e ci dedico molto tempo. La strada è ancora lunga ma la nebbia piano piano sembra diradarsi... e di nebbia, essendo ferrarese, ne so qualcosa.



So che nella tua vita c’è molta musica. Hai mai avuto la possibilità di conciliare il sax con i tuoi disegni?


Fortunatamente si. Ho un progetto, ancora embrionale, che mi vede sia al sax che alla matita. Ho avuto modo di sperimentarlo ma è ancora in fase di elaborazione insieme alla band con cui suono.


Alla musica, soprattutto quella jazz, sono legato da moltissimo tempo e sto cercando di capire bene come conciliare e far interagire al meglio le due cose. Lo sto facendo anche in un altro progetto chiamato Birds in Jazz, una serie di paperizzazioni di musicisti jazz, del passato e del presente, che ho trasformato in una mostra itinerante, prevalentemente nei Jazz Club. Insomma, le idee ci sono, si tratta solo di lavorarci su. Diventa problematico quando ci si rende conto che di mani ne abbiamo solo due.


Parliamo di Ferrara e di arte. Cosa pensi della tua città e delle iniziative legate al mondo del fumetto?


Credo che Ferrara sia una location straordinaria per il fumetto. Da un po' di anni abbiamo il Fecomics che ha portato l'attenzione della gente sulla nona arte, o quasi. Gli organizzatori del festival hanno volutamente fatto un certo tipo di scelte, investendo prevalentemente sui games e sul cosplayer, di fumetto non c'è moltissimo. L'iniziativa è comunque riuscita bene, di gente ce n'è e va benissimo così, sicuramente è un arricchimento per la città e per i cittadini. Magari occorrerebbe anche qualche altra iniziativa parallela che durante l'anno parli di fumetto e di chi lo fa. Tutti gli anni escono volumi meravigliosi che credo sia giusto far conoscere il più possibile al pubblico. Viceversa a mio avviso si perde una grossa occasione per fare cultura.




Grazie Donald e... alla prossima avventura!

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