PRIMA DEL MEIS, A PIANA DELLE ORME

Il MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah, è stato inaugurato lo scorso 13 Dicembre dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e nel corso dei prossimi giorni avrò modo di dedicare ai nuovi spazi espositivi e alla Giornata della Memoria i post di questo blog.


Oggi, invece, vorrei ricordare un museo molto importante per la mia formazione personale e professionale nonché parte integrante della storia di tante famiglie ferraresi ed emiliane. Si tratta del Museo Storico di Piana delle Orme di Borgo Faiti (Latina) che nel 2005 ha accompagnato i miei primi passi nel mondo del turismo e nello studio della storia della mia terra d’origine.


Il percorso espositivo, nato da un’idea dell’imprenditore agricolo Mariano De Pasquale, si compone di una serie di padiglioni volti alla comprensione del Novecento sulla base di due filoni principali: la bonifica della Palude Pontina ed i più importanti eventi bellici durante la Seconda Guerra Mondiale.


Ogni padiglione cerca di raccontare curiosità ed aneddoti di un passato non troppo lontano attraverso ricostruzioni scenografiche, sottofondi musicali, strumenti di lavoro meticolosamente conservati e macchine belliche ancora funzionanti come il celebre carro armato del film “La vita è bella” di Roberto Benigni.


La possibilità di raccontare la storia del nostro Paese ad adulti e ragazzi seguendo un percorso affascinante per i suoi effetti speciali non ha mai lasciato gli spazi più felici della mia memoria proprio perché, come spiega la direttrice Alda Dalzini, si tratta di “tante storie in una storia racchiuse in un percorso indimenticabile e struggente, che lascia spazio alla sorpresa, alla commozione e allo stupore”.


Nel 2013, anno del mio trasferimento a Ferrara, Piana delle Orme ha inaugurato una nuova sezione museale chiamata Deportazioni e internamentoper far capire cosa accadde dopo il rastrellamento degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943 e quel che successe ai militari che si rifiutarono di combattere a fianco dei nazifascisti dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati”. L’intento del museo pontino è quello di raccontare la storia poco conosciuta degli oltre seicentomila “IMI” (Militari Italiani Internati) dei quali furono 2500 i carabinieri romani deportati il 7 ottobre 1943 poiché, contrariamente ai prigionieri di guerra Alleati, dopo l’armistizio i nostri concittadini furono privati dei diritti riconosciuti dalla convenzione di Ginevra, degradati dal punto di vista razziale ed impiegati nelle fabbriche e nelle miniere tedesche in condizioni disumane, morendo a migliaia di fame e di stenti.


In questo ambito è forte il riferimento all’Emilia Romagna con il racconto della storia di Giovannino Guareschi, giornalista e padre dei celebri don Camillo e Peppone, che venne fatto prigioniero dai nazisti e condotto insieme ad altri militari italiani su uno dei tanti vagoni in partenza per la Germania.


Per un approfondimento sulla figura del Guareschi e sull’esperienza vissuta durante la Seconda Guerra Mondiale vi segnalo il Diario clandestino 1943-1945 mentre il sito del Museo e dell’azienda agrituristica di Piana delle Orme è www.pianadelleorme.com.



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