KURT COBAIN, ROMA E L’ARTE

Oggi, 20 Febbraio 2018, voglio dedicare questo blog settimanale ad una persona molto importante per me che in questa dimensione avrebbe compiuto 51 anni. Sto parlando di KURT COBAIN, il cantante e musicista di Seattle che ha determinato la nascita del Grunge con i suoi Nirvana.


Nato ad Aberdeen sotto il segno dei Pesci, Kurt era un artista sensibile e creativo. Noto per le sue canzoni graffianti e malinconiche, riusciva a comunicare i propri stati d’animo attraverso una molteplicità di forme che includevano la scrittura (basti pensare ai suoi Diari), la pittura e la scultura.


Dalle copertine ideate per gli album del gruppo ad una vasta quantità di dipinti, collages e montaggi audio/video, l’arte ha accompagnato Cobain fin dalla più tenera età. Già da piccolo e ben prima di suonare strumenti musicali di plastica (una batteria ed una chitarra), Kurt amava colorare e disegnare con le matite ed i fogli ricevuti a Natale e una volta lontano da casa, ormai adolescente e senza soldi in tasca, utilizzava le basi dei giochi da tavolo dell’Esercito della Salvezza al posto delle tele!


Il documentario Montage of Heck (2015), diretto da Brett Morgen e prodotto anche da Frances Bean Cobain, contiene un’intervista alla madre di Kurt, Wendy O’Connor, che vedeva una carriera da fumettista della Disney nel futuro del figlio scomparso prematuramente.


Alcuni disegni e dipinti svelati di recente mostrano un tema già presente nei disegni infantili dell’artista: una specie di marionetta/fantasma, probabilmente legata all’idea di dipendenza dalle droghe ed auto rappresentazione di sé in quella condizione. Kurt, in generale, amava molto l’anatomia e collezionava bambole e manichini, integri o in pezzi, che poi ricomponeva secondo il proprio gusto personale, in uno stile non distante da quello di Edvard Munch.


Durante il primo viaggio in Italia fu proprio l’arte a salvare Kurt in un momento di difficoltà. Era il 27 Novembre 1989 e i Nirvana, pressoché sconosciuti nel nostro Paese, giunsero a Roma per suonare al Piper Club. Fu l’etichetta del primo album Bleach, ovvero la Sub Pop Records, a convincere il trio ad intraprendere un mini tour per catturare le attenzioni della stampa europea e, in special modo, britannica. Roma fu la prima tappa e Kurt non stava bene, voleva lasciare il gruppo e tornare a Seattle dalla sua fidanzata Tracy, ma il fascino della Città Eterna riuscì a placare la sua angoscia un istante dopo l’altro, tra un cappuccino alla Stazione Termini, una visita al Colosseo ed una fermata in trattoria, passando per la Basilica di San Pietro. Rinvigorito e motivato dal nostro cibo e dalla nostra arte, Cobain riuscì a riprendere e a completare il primo tour europeo della storia dei Nirvana.


A chi gli chiedeva di definirsi come artista o di avere un’etichetta ben precisa, Kurt rispondeva: “Non so se suonerò la chitarra in eterno. Ci sono tante altre cose che mi piacerebbe fare. A volte mi piace semplicemente uscire con i miei amici e altre volte amo scrivere, e forse potrei anche recitare in un film o qualcosa del genere. Ci sono tante cose a cui penso o che vorrei fare. Ora sono felice di fare le pulizie. Sono tutte cose a cui penso in questo momento ma è certo che se smettessi di suonare dopo un paio di mesi ne sentirei la mancanza e comincerei a suonare di nuovo”.


Buon Compleanno Kurt, ovunque tu sia!



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