DI MARGHERITA IN MARGHERITA

Esiste una chiesa di Santa Margherita a Ferrara? La risposta è “sì” ma va precisato che esisteva.


Il piccolo edificio, progettato dall’Argenta, venne costruito nel 1593 per volontà di Margherita Gonzaga, terza moglie dell’ultimo duca di Ferrara, Alfonso II.


Oggi, come molte altre chiese cittadine di cui pian piano vi parlerò, l’ambiente sacro è stato trasformato e reso palestra del vicino Istituto Alberghiero sebbene in passato gli esercizi praticati all’interno fossero solo quelli spirituali grazie all’attività di una Duchessa molto attenta ai temi della carità e dell’assistenza.


Temi più che mai attuali per mezzo di un’azienda, l’ASP (l’Azienda Servizi alla Persona) che su iniziativa del Comune di Ferrara e in collaborazione con il Castello Estense mostrerà al pubblico (dal 26 Gennaio al 26 Dicembre 2019) la collezione di opere d’arte di proprietà della Direzione Orfanotrofi e Conservatori che dal 1974 era depositata presso i Musei Civici ferraresi.


L’arte per l’arte - dipingere gli affetti: la pittura sacra a Ferrara tra Cinque e Settecento” dimostra quanto gli Estensi e, dopo la Devoluzione, il Clero stesso fossero impegnati nell’opera di aiuto e sostegno degli orfani e delle persone sole e prive di mezzi. In particolare, se gli orfanotrofi erano dedicati ai bambini, i conservatori venivano fondati per aiutare le giovani orfane o le zitelle che senza alcun tipo di assistenza avrebbero potuto prendere strade sbagliate e vivere di povertà e di stenti.


In quest’ottica la politica degli affetti, così evidente nelle opere in mostra, aveva il preciso scopo di muovere a pietà l’osservatore per rinforzare la sua Fede in Dio ed incoraggiarlo a vivere nell’esempio dei santi rappresentati, simbolo di martirio, di sacrificio e di mediazione continua tra le miserie umane e la misericordia divina.


Margherita Gonzaga, che per il mantenimento del pio albergo per le orfane di Santa Margherita aveva imposto una tassa sull’olio venduto a Ferrara, nel corso della sua reggenza unì all’amore per l’arte, la musica, il teatro ed i cani una forte ambizione che insieme ala Fede, molto sentita presso la Corte mantovana, le permise di aiutare non solo le giovani in pericolo ma anche il poeta Torquato Tasso, rinchiuso per malattia mentale all’interno dell’Ospedale Sant’Anna e liberato grazie alla complicità della Duchessa e del di lei fratello Vincenzo.


Nel ritratto presente in mostra, copia da Franz Pourbus il giovane, Margherita appare elegante e virtuosa, accompagnata da un cagnolino (simbolo di fedeltà) e da un fazzoletto bianco (simbolo di purezza). Quella stessa purezza che veniva richiesta alle giovani pericolanti rappresentate nella pala di Santa Margherita dallo Scarsellino ove il martirio della giovane vergine morta in nome della Fede cristiana avrebbe potuto redimerle, indirizzarle e salvarle per il resto della loro vita terrena.



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