BORSO D’ESTE E LA CERTOSA DI FERRARA

Oggi la Certosa di Ferrara è per tutti il cimitero cittadino con annesso tempio della cremazione ma in passato le sue funzioni parlavano di contemplazione, preghiera, potere e tanta diplomazia! Non a caso è proprio la “pazienza certosina” ad essere una delle qualità principali di Borso d’Este, fondatore del monastero nel 1452.


Elisabetta Lopresti, conservatore dei Musei di Arte Antica, ha messo a disposizione del pubblico quello spazio sacro una volta riservato ai soli monaci in una serie di visite guidate gratuite organizzate per consentire ai cittadini di entrare nel Tempio certosino nonostante il restauro del suo patrimonio mobile e di quelli architettonici, più che mai urgenti dopo il terremoto del 2012.


Ma chi sono i certosini? Cosa sappiamo di questi monaci così apparentemente lontani dal mondo, che a Ferrara vivevano entro una propria cinta muraria?


Quello certosino è un ordine contemplativo fondato nel 1084 da S. Bruno in Francia, a Grenoble, giunto in Calabria e poi in tutta Italia a seguito dell’esperienza romana dello stesso Bruno al servizio del Papa. La particolarità di ogni Certosa è sempre stata quella di dipendere direttamente dalla casa madre di Grenoble e mai dai singoli vescovi o da qualsivoglia potere locale.


Borso, che con suo padre Niccolò intorno al 1438 aveva assistito al Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze, il cui scopo era quello di riunire la Chiesa d’Oriente con quella d’Occidente, probabilmente era rimasto colpito dall’attività diplomatica dell’Albergati, vescovo di Bologna e certosino. Pur essendo monaci di clausura ed eremiti, infatti, i certosini riuscivano ad influire molto sulla politica degli Stati al punto che proprio uno dei discepoli dell’Albergati, divenuto papa con il nome di Paolo II, volle donare a Borso alcuni piccoli frammenti della spalla di S. Cristoforo successivamente posti al di sotto dell’altare della prima chiesa dedicata al Santo.


Per Borso l’avvicinamento all’Albergati, prima, e al Papato, poi, fu senz’altro il lento avvicinamento al titolo di Duca di Ferrara, concesso nel 1471 a distanza di 20 anni dal titolo di Duca di Modena e Reggio Emilia concesso dall’Imperatore Federico III dietro pagamento di un censo annuo di 4.000 fiorini d'oro!


La prima pietra della Certosa venne posata da Borso proprio il 23 Aprile 1452, giorno di San Giorgio, patrono di Ferrara.


Accanto alla chiesa, più piccola di quella attuale, stava addirittura il suo palazzo, riccamente decorato e dotato di una scala che consentiva al Duca di assistere alle funzioni religiose dall’alto, distaccato dai padri certosini, insieme all’onore di collocare il proprio monumento funebre (oggi nel Famedio) all’interno del claustro abitato dai monaci. Le case di questi ultimi erano ricche, a due piani, con giardino, pozzo e loggiati, dotate di laboratori che dessero sosta alla mente attraverso l’arte della miniatura o di piccoli lavori d’artigianato. Una volta alla settimana i padri si ritrovavano per camminare e dialogare tra loro dal momento che la Regola imponeva il silenzio anche durante i pasti così come la Contemplazione doveva essere la prima occupazione di ognuno affinché le loro ricchezze dipendessero non dal lavoro materiale ma dai proventi dei terreni veneti.


L’attuale Tempio di San Cristoforo evidenzia l’opera di ampliamento della città preesistente avviata dal successore di Borso d’Este: Ercole I.


Insieme alla Chiesa di S. Maria degli Angeli, non più esistente, e della Delizia di Belfiore con il suo Studiolo, la Certosa di Ferrara rappresentava con forza tutta la potenza e l’impegno politico e culturale portato avanti dagli Estensi nel corso di molti anni di lavoro, progetti ed ambizioni di cui il popolo ferrarese è ancora oggi consapevole e pienamente riconoscente.



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