SOCIAL NETWORK: APPARIRE PER ESSERE?

Cari lettori, ogni tanto mi capita di chiedermi: “come mai ho scelto un cammino di vita legato all’arte, al turismo, all’insegnamento?”


Forse l’ho fatto per coltivare sempre la bambina che c’è dentro di me, che cerca dietro ogni immagine o oggetto materiale un significato profondo ed un arricchimento della propria spiritualità.


L’esigenza di saper mediare tra vita materiale e vita spirituale è qualcosa di veramente complesso. Fosse per me vivrei come un’eremita, tra libri ed immagini, aprendomi agli altri solo per condividere opinioni e stati d’animo come sempre cerco di fare attraverso il mio blog settimanale o la condivisione di fotografie e pensieri in libertà su Instagram.


Quello che faccio, poco o tanto che sia, lo faccio con amore, per conoscere le altre persone e farmi conoscere a mia volta.


Sono sempre stata una persona molto timida e molto riservata ma, proprio come succede agli attori, quando ho un gruppo di persone davanti a me amo moltissimo stare con loro, farli divertire e (mi auguro) emozionare con i vari racconti sui duchi, gli artisti, le opere e, sì, anche la spiritualità... perché nulla più della storia dell’arte ci permette di rivivere ogni giorno l’esistenza degli uomini del passato ed i tormenti o le gioie della loro anima. Nulla più della storia dell’arte ci permette di parlare dell’aspetto dei santi, degli angeli e di tutto ciò che altrimenti non sarebbe visibile.


L’arte ha sempre saputo rendere visibile l’invisibile un po’ come la matematica sa scrivere il funzionamento dell’Universo per mezzo di numeri e formule.


Un tempo c’era la possibilità, per chi fosse tendenzialmente chiuso e/o riservato come la sottoscritta, di viversi il proprio modo di essere senza doverlo necessariamente imporre agli altri o, al contrario, dover cambiare le proprie abitudini per piacere agli altri.


Oggi, invece, nell’era di internet e dei social network siamo tutti più o meno costretti ad adeguarci ad un comportamento standardizzato per piacere ad un numero di utenti più vasto possibile e trasformare tale gradimento prima in numeri (I like ed i followers) e poi in arido fatturato.


Ecco, allora, colleghi pronti a martellare di contenuti migliaia di seguaci acquistati (perché, a meno che tu non sia Robbie Williams, mi riesce difficile pensare che un semplice insegnante o un operatore turistico come tanti abbia 20.000 followers) e la continua corsa all’ostentazione di sè, fisica e professionale.


Questa continua competizione telematica prosegue naturalmente nella vita di tutti i giorni con il detto “mors tua vita mea”, dove solo il più bravo, forte, bello e spietato saprà farsi largo tra la concorrenza e lavorare a spron battuto da qui all’eternità.


Ecco la società di oggi delineata in poche, rapide pennellate (visto che si parlava di arte).


Io, dal mio personalissimo punto di vista, esigo e voglio continuare ad essere quella che sono sempre stata, libera di esserci con i miei difetti, le mie insicurezze ed il mio profondo senso di giustizia.


Credo fermamente nella possibilità di avere un piccolo posto nel mondo senza sgomitare e senza fare del male agli altri, mantenendo vivo il mio senso morale a costo di guadagnare meno e sembrare perennemente naif agli occhi degli altri.


Grazie a tutti coloro che leggendo queste poche righe sapranno conoscermi meglio e, chissà, riconoscersi a loro volta nella volontà di dare un senso profondo e contemporaneamente leggero al proprio passaggio su questa cosa così aspra e difficile che si chiama Terra.


"Il lavoro è una manna quando ci aiuta a pensare a quello che stiamo facendo. Ma diventa una maledizione nel momento in cui la sua unica utilità consiste nell’ evitare che riflettiamo sul senso della vita". (Paulo Coelho)



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